Pubblicato da: patriziaugolini | 27 settembre 2018

Creiamo un capolavoro

Per avere una vita piena e soddisfacente è importante avere i mezzi.

Prima che mezzi materiali, servono risorse della persona.

Con le risorse giuste si possono ottenere tutti i progressi che si è in grado di raggiungere.

Ciò è un diritto per ognuno di noi, e accontentarsi di meno è un peccato.

Ogni persona può realizzare al massimo le proprie potenzialità, per poter essere ciò che vuole essere.

In tal senso il “successo” è diventare ciò che si vuole.

E “diventare ciò che si vuole” non dipende solo dall’ambiente o da fortunati fattori esterni, ma soprattutto da ciò che facciamo e ancora di più da come pensiamo.

Non “cosa” pensare, proprio “come”.

Si può partire dal nulla e arrivare all’obiettivo Il pensare in modo efficace è uno strumento potentissimo, perché da esso dipende come materializzare la nostra realtà.

Nel mio articolo del novembre 2012 “Il pensiero non pensato”, avevo scritto come si possa attingere alla “non-materia” del “non-ancora-pensato” per avere il potere di formare materialmente i nostri progetti di vita. I nostri capolavori.

La materia non è già tutta formata, in attesa di essere vista e desiderata.

Ognuno di noi può fare qualcosa di totalmente nuovo.

Creare una nuova “forma”. Basta pensarla, in un certo modo.

Ad esempio se pensiamo che vogliamo essere geniali, e che ci verrà un’ottima idea su un progetto, le azioni da fare per ottenerlo ci verranno in mente, perché abbiamo pensato prima che ne siamo capaci, senza ombra di dubbio.

Difficilmente arriveremmo al nostro obiettivo se pensassimo di non essere mai né geniali né capaci.

Dicevo in quel precedente articolo che perfino nella Genesi si riporta che la creazione fu pensata al mattino, prima di essere realizzata, al crepuscolo.

Non dobbiamo togliere nulla a nessuno né competere con nessuno. Vogliamo il nostro spazio, il nostro ruolo, in questo mondo creato da noi.

C’è posto per tutti.

In esso, col nostro obiettivo ben in mente, vi partecipiamo personalmente molto più che aspettandoci solo aiuti esterni o sperando in essi.

Non si dice “aiutati che Di ti aiuta?”

Senza sforzo e senza lotta, non c’è bisogno, non è obbligatorio soffrire o sacrificarsi, per avere ciò. L’unico atto volontario è mantenere salda la fiducia verso le nostre capacità.

Ma come si fa a essere geniali? Geni non si nasce, ci si diventa.

Il “genio” ha il dono del “talento”, si dice. Ma cosa è questo talento del genio, se non saper cogliere qualcosa di nuovo, oltre i soliti schemi imparati e conosciuti? Il genio osa, va oltre, si avventura su strade intatte, si permette di creare contenuti nuovi.

“Ma io non lo saprei fare”, ci diciamo, e ci blocchiamo. Ecco un modo di pensare che ci allontana dall’obiettivo.

Però in parte è vero. Vogliamo avere un “competenza”. Possiamo creare qualcosa in cui ci sentiamo anche “competenti”. Ma, di nuovo, competenti non si nasce. Si impara, a esserlo.

E’ tutto alla nostra portata. Se vogliamo avere una competenza, e ce ne assumiamo la respons-abilità (abilità a risponderne), la possiamo imparare, per poi usarla per fare un bel salto di qualità e “osare” al di là, dove nessuno ha ancora osato.

Con la competenza si possono realizzare tante cose. Con la genialità ci si avventura oltre.

E’ come scoprire una nuova terra (sapendo navigare), creare una nuova musica (sapendo suonare), una nuova cura (sapendo ricercare in ambito scientifico, e soprattutto umano), una nuova equazione sullo “spazio-tempo” (sapendo di matematica, come Einstein, da ragazzo con voti pessimi in tali materia…avrà scommesso su stesso?).

Il nostro cervello è predisposto a formare miliardi di connessioni neurali in più, di ciò che abbiamo. In genere usiamo sempre le stesse e ripetiamo gli stessi percorsi, gli stessi pensieri. Ciò forma “esperienza”. Se va bene formerà saggezza, cioè la capacità di fare tesoro delle esperienze acquisite, per anticipare eventuali conseguenze degli eventi, ma la parte che ci farà arrivare a tutti i progressi che vogliamo e che ora sentiamo ancora di non aver raggiunto, è, oltre a saggezza, la spinta a inventare qualcosa di nuovo.

E’ stato ormai appurato che il nostro emisfero cerebrale destro è quello che accoglie le novità. L’emisfero sinistro invece è quello su cui si accumulano le cose note, perciò nella nostra vita vi è un continuo passaggio di osservazioni ed esperienze dall’emisfero destro a quello sinistro (l’inverso nei mancini).

Fino a che da “anziani” il destro è molto meno sviluppato del sinistro (essendo sempre meno le novità da acquisire), il quale invece è molto più utilizzato. Ciò è visibile anche alla TAC. L’emisfero destro negli anni si restringe, e ha una capacità di resistenza minore del sinistro.

Ma noi abbiamo il dono della plasticità cerebrale, come tanti altri doni che non usiamo spesso. Se impariamo una nuova lingua o cominciamo a pensare cose diverse, stimoliamo di nuovo l’emisfero destro. Che guarda caso è quello che ha anche il ruolo della creatività. E soprattutto manterremmo attiva la corteccia frontale e prefrontale, il cui deterioramento è cruciale per il decadimento cognitivo. Quella parte che se asportata (come purtroppo nella vecchia procedura chirurgica della lobotomia) porta all’annientamento della personalità.

Questa parte, la corteccia frontale e prefrontale, non ha alcuna abilità specifica (percezione, linguaggio, movimento ecc.), ma dirige, organizza e rende esecutivi tutti i processi mentali che si svolgono nelle altre aree cerebrali. Effettua la decisione finale nei minimi dettagli.

E’ in questa area che nascono i progetti e dopo tanti giri nelle altre aree cerebrali (per le operazioni successive) vi ritornano diventando fattibili.

E’ la sede della riflessione, dell’empatia, della telepatia tra le persone, della introspezione. E’ la parte studiata più di recente, e che si è sviluppata per ultima, nella storia dello sviluppo cerebrale umano.

E’ quella che partecipa alla risoluzione dei problemi.

Non facciamola atrofizzare.

Possiamo formare nuove cellule nervose e nuove connessioni nervose per tutta la vita, e usare la nostra genialità per sentirci realizzati come vorremmo.

Prima delle vacanze avevo invitato ad esercitarsi su una nuova scrittura di noi stessi, fin dal dopo “Io sono…”.

Ora che stiamo ricominciando la nostra routine, ogni giorno possiamo alzarci e scrivere il nostro fine, il nostro intento. Non solo quello della giornata, ma anche quello dei prossimi mesi.

A cominciare da oggi, come se fosse il nostro giorno di successo, quello del nostro capolavoro, senza tralasciare nulla nei dettagli di come lo vogliamo.

Ci sono tante cose da fare ogni giorno, ma non è tanto il numero delle azioni, quanto il fare di ogni singolo atto un’azione di successo, perché è possibile. Senza fretta, senza paura. Perché se iniziamo ad avere fretta, se ci facciamo prendere dalla frenesia, smettiamo di essere creatori, di essere geniali, e continuiamo ad accumulare la stessa esperienza sull’emisfero sinistro, lasciando vuoto il destro, la sede della nostra abilità creativa.

Siamo visionari? Ebbene, che lo sia. Da una visione sono nate le grandi scoperte. Nessuno può limitarci, né lo Stato, né le persone.

Ci saranno ostacoli, nella giornata? Un bel modo di pensare è che ogni difficoltà porta con sé la soluzione, anche se lì per lì non la troviamo, nel paniere dell’emisfero sinistro. Parliamo sempre in termini di miglioramento, in toni incoraggianti, non scoraggiati o scoraggianti.

Dove qualcuno dice “i tempi sono duri”, noi possiamo parlare invece di  “opportunità maggiori”, dove qualcuno parla di “fallimento”, noi parliamo di cambiare strategia per arrivare a un risultato più soddisfacente.

E’ una questione di sensazioni, e una tira l’altra. La sensazione di non potercela fare, di avere un problema senza apparente soluzione, è diversa dalla sensazione di “sapere che da qualche parte c’è una soluzione”, e questo è il momento giusto per cercarla e trovarla, anche là dove nessuno ha ancora ha illuminato.

La mattina cominciamo la giornata con calma e con un umore migliore, anzi con entusiasmo per ciò che abbiamo di bello e che di straordinario possiamo realizzare.

La sera prima di coricarci passiamo in rassegna gli aspetti più piacevoli della giornata, e di come vogliamo sentirci, cosa vogliamo ottenere. E predisponiamoci a un sonno ristoratore, che ci carichi di energia positiva. Non rinunciamo, in definitiva, a sottoporre la nostra mente e il nostro cuore a continue e stimolanti sfide.

Cominciamo ora.

Non è mai troppo tardi per una botta di sana energia e belle sensazioni, per il sistema corpo-mente-spirito.


Risposte

  1. Dottoressa buongiorno. É come sempre un articolo bello, entusiasmante… Adoro leggere quello che lei scrive, lo faccio silenziosamente, da qualche anno ormai. Le sue parole mi hanno fatto compagnia in tanti giorni dolorosi e buii. Anche se a volte, come oggi, sembrano un’eco lontano.. é come se ad una grossa parte di me sfuggisse l’essenza del suo incitamento…mi chiedo perché e non trovo la risposta. Mi sento come se, dentro di me, io non sapessi perché rialzarmi e continuare a lottare per me…estenuante. Ma non é questo il motivo per cui le scrivo. Qui sopra nell’articolo, lei fa riferimento all’uso inverso dei due emisferi nei mancini. Le chiedo potrebbe spiegare meglio questo concetto? Magari in un suo articolo di approfondimento? Io gliene sarei profondamente grata…Sono ovviamente mancina, e noto da sempre un profondo squilibrio in me, soprattutto nei movimenti e coordinazione di mani e braccia. L’argomento è vasto e sarebbe da approfondire. Mi chiedo se potessi avere il piacere di un suo parere, magari scriverle ancora e raccontare meglio

    Per ora la saluto e la ringrazio con affetto sincero, per tutti i pensieri, gli articoli che scrive. Grazie di tutta l’energia e la passione che ci mette!

    • Salve, Hetaera. Innanzitutto grazie per il suo seguirmi da tempo con affetto…magari un giorno approfondirò il tema del mancinismo, ma devo anche io documentarmi meglio. Le cose che so sono solo una parte di ciò che si potrebbe scoprire, credo. Se vuole raccontarmi meglio, può farlo sulla mia mail, anche se purtroppo non ho mai molto tempo per risposte personalizzate, come vorrei. Comunque le auguro di trovare soprattutto dentro di sé le risposte che cerca. Da qualche parte di ognuno di noi c’è una miniera d’oro, non rinunciamo a cercarla…a presto


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